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Etnafest: Narcotango, quando il tango diventa elettronico.


Seconda tappa, l’unica siciliana, per l’orchestra di Carlos Libedinsky e il suo tango elettronico.

Era un teatro soprattutto pieno di tangheri quello che ha accolto lunedì sera al centro Zo i Narcotango.

Il gruppo, nato nel 2003, fondato da Carlos Libedinsky, impegnato alla composizione, programmazione e chitarra, è composto anche dal batterista Fernando del Castello, il bandeonista Matias Rubino, Lautaro Guida al basso e Cristian Asato alla tastiere e al sintetizzatore. Prevista la presenza di un violino, tuttavia stranamente assente.

Ciò che il gruppo propone è il cosiddetto Neo tango, un tango che unisce le sonorità del repertorio tradizionale con quelle più moderne e sperimentali dell’elettronica. Il suo fondatore, prima di essere un musicista poliedrico, è anche un ballerino di tango, ed è proprio questa passione che l’ha spinto a sperimentare sonorità diverse da poter ballare. Ha fatto quello che ogni tanghero vorrebbe saper fare: costruirsi un tango su misura seguendo i propri gusti e la propria propensione ai passi.

I Narcotango hanno dato vita ad un genere nuovo, ad un modo nuovo di fare tango. Il lavoro del gruppo, infatti, prende spunto dalle prime sperimentazioni di Astor Piazzola e va oltre, creando un genere che, non solo ha portato alla ribalta diversi gruppi come i Gotham Project o i Bajofondo tango club, ma ha anche ridato senso e nuovo impulso ad un genere.

Il gruppo, infatti, ha già ottenuto il consenso delle milonghe di tutto il mondo. I loro tanghi sono molto ballati ed apprezzati. Durante l’esecuzione di uno dei pezzi più famosi, il pubblico ha iniziato a cantare, con evidente orgoglio di Libedinsky, il quale, comunque, ha cercato fin dall’inizio di coinvolgere il suo pubblico.

Al centro del palco lo strumento del tango per eccellenza, il bandoneon, viene affiancato da batteria, basso e sintetizzatore elettronico, tutti strumenti che risulterebbero improbabili ascoltando un pezzo tradizionale. I pezzi, nonostante le sperimentazioni, risultano intrisi completamente del pathos e del sentimento che solo il tango sa regalare al proprio pubblico.

Ad esaltarne la drammaticità interviene più volte la voce di Rosana Laudani. Il suo canto non ha parole, la sua voce che segue le note diventa melodia, grido di dolore, passione.

La musica ci guida verso uno spettacolo intenso e divertente al tempo stesso, che fa venir voglia di ballare anche a chi, dal tango, non era stato ancora affascinato.

 

 

Articolo di Annalisa Santarpia inserito il 18/04/2007

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